La digitalizzazione delle norme deve essere alla portata di tutti
Intervista a Ruggero Lensi (CEN) sulla digitalizzazione delle norme: “Vogliamo che siano a portata di tutti”
Già da tempo AIS ha iniziato un percorso di sensibilizzazione sulla digitalizzazione delle norme, coinvolgendo anche altre enti, come UNI e One Team, ma anche il CEN, l’ente europeo di normazione, presieduto dal 2019 da Ruggero Lensi.
Nell’intervista Lensi spiega le fasi del percorso di informatizzazione, che prima ha riguardato il passaggio delle norme dal cartaceo al digitale e lo sviluppo nell’utilizzo di piattaforme di condivisione, ‘agevolato’ dalla pandemia. Il prossimo passo sarà quello di rendere le norme il più possibile accessibili a tutti.
AIS ha nei mesi scorsi avviato un percorso di sensibilizzazione sul tema della digitalizzazione delle norme. Il punto di partenza è il position paper varato da un apposito gruppo di lavoro coordinato dal presidente di One Team, Riccardo Perego. Ai lavori ha partecipato anche in rappresentanza dell’UNI l’architetto Marco De Gregorio.
Acquisire la consapevolezza dell’importanza di scegliere un approccio nuovo nell’impostare un processo di normazione costituisce un passo fondamentale. Questa consapevolezza oggi è parte di un’attività strategica in ambito CEN, l’ente europeo di normazione. Si tratta di un processo avviato da pochi anni, ma che è destinato a incidere sul modo di lavorare e di impostare l’elaborazione normativa anche nel nostro Paese.
Ciò è tanto più vero se si considera che alla guida, con il ruolo di presidente, del Digital and IT Strategic Advisory Group in ambito del CEN-CENELEC/DISTAG, dal 2019 è stato eletto Ruggero Lensi, direttore generale di UNI, l’ente italiano di normazione.
Per leggere l’intervista completa a Ruggero Lensi, a cura di Alfredo Martini, cliccare qui.
Read MoreAssemblea ordinaria AIS 2022
L’11 maggio i soci si sono riuniti a Milano per fare il punto sullo stato di salute dell’Associazione. È stata l’occasione per tornare a confrontarsi in presenza e riflettere sulle molte iniziative portante avanti nel 2021.
Lo sforzo compiuto nella redazione di position paper su temi specifici come la digitalizzazione delle norme o i criteri ESG nelle infrastrutture ha conferito riconoscibilità e reputazione alla nostra Associazione, che vede accrescere ogni mese la propria base associativa.
Per il secondo semestre del 2022 ci sono molti progetti ed eventi in programma, non resta che seguire i nostri canali ufficiali per rimanere aggiornati.
Read MoreAIS patrocina l’Envision Conference
Visto l’alto valore informativo e culturale per il settore delle costruzioni la nostra associazione ha deciso di concedere il patrocionio alla seconda edizione della conferenza, che pone centro dei lavori il tema cardine della rendicontazione dei risultati di sostenibilità a fronte dell’evoluzione degli indirizzi e delle norme europee e nazionali e del contributo offerto da Envision.
Interverranno il Presidente Orsenigo, il Direttore Martini e il Consigliere Mancone.
Scarica il Programma completo (Pdf, 2,7 MB)
Per iscriversi cliccate qui
Read MoreInfrastrutture e cambiamenti climatici, i punti salienti del documento MIMS: ne parlano Martini (AIS) e Tanelli
Con il rapporto dedicato a “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” il MIMS ha messo a disposizione non solo un utile strumento di analisi su come approcciare un tema centrale, strettamente collegato anche al raggiungimento degli obiettivi del PNRR, ma anche ha fornito preziose indicazioni di indirizzo e metodologiche.
In particolare, nel capitolo 5, dedicato a “Tecnologie, disegno e riorganizzazione delle infrastrutture e della mobilità per la resilienza e l’adattamento ai cambiamenti climatici” è possibile trovare una molteplicità di spunti e di indicazioni per i diversi stakeholder. Per capire come un documento così articolato e ricco di informazioni possa essere preso a riferimento e aiutare chi oggi si trova ad operare sul mercato delle infrastrutture prevalentemente di mobilità, riportiamo il colloquio tra il direttore di AIS, l’Associazione italiana per le infrastrutture sostenibili, Alfredo Martini e la professoressa Mara Tanelli docente di Automatica (ed esperta di progetto di sistemi di controllo in ambito Automotive e di Smart Mobility) al Politecnico di Milano che ha collaborato al rapporto e ne ha coordinato il capitolo 5.
Tanelli: Il rapporto della Commissione Carraro, a cui ho contribuito soprattutto relativamente al tema dell’adattamento e della resilienza ai cambiamenti climatici delle infrastrutture, nasce da una richiesta specifica del ministro Giovannini di cercare di dare delle risposte concrete a due esigenze in particolare. La prima di non nascondere la complessità del tema, ma non per spaventare, bensì per invitare a “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. La seconda per fornire un quadro organico e sistematico di tutti gli elementi che si debbono considerare per affrontarlo. Come si comprende immediatamente si tratta di due aspetti strettamente collegati tra loro.
E’ stato fatto un grande lavoro relativamente alla letteratura scientifica e divulgativa esistente in materia di infrastrutture e cambiamento climatico, coinvolgendo competenze molto diverse, non soltanto di tipo tecnico o ingegneristico, ma anche relative ai temi sociali ed economici, e prettamente ambientali. Penso ad esempio all’importanza degli impatti che le infrastrutture hanno sulla natura o sul paesaggio. Da qui l’ineluttabile necessità di approfondire, ma anche di individuare ed evidenziare le interconnessioni esistenti tra i diversi aspetti e tra le diverse problematiche.
Un elemento che ha riguardato anche la stesura dei diversi capitoli e che ha richiesto una grande attenzione ai dettagli. Ed è così che alla fine il volume rispecchia ampiamente proprio quella complessità che non solo non va negata ma che deve costituire un prezioso riferimento per prendere le decisioni giuste e ancora di più per operare in forte sinergia, sia a livello di Governo e delle istituzioni, che a quello della filiera e del mercato.
Martini: Mi sembra di capire che, per dare valore e significato al grande lavoro svolto, diventa ora essenziale aprire una nuova fase, che non può che essere a livello interministeriale, attivando momenti di dialogo e di confronto anche strutturati su singole tematiche. Egualmente, affinché quanto contenuto nel rapporto finisca per essere condiviso dal mercato diventa necessario trovare delle modalità per confrontarsi con la filiera degli stakeholders, così da favorire un percorso comune.
Penso a iniziative che aiutino sia a condividere un linguaggio e una cultura rispetto alla complessità del fenomeno del cambiamento climatico, così come rispetto agli strumenti e alle “cose da fare”. Un passaggio quanto mai utile per favorire disposizioni e linee guida, ma anche norme che siano comprese e ritenute utili ed efficaci fin dalla fase di impostazione.
Su questo credo che AIS possa sicuramente offrire un contributo proprio per le sue caratteristiche di associazione tecnica e culturale, fondata sulla metodologia della condivisione tra le eccellenze imprenditoriali della filiera impegnata sul fronte della sostenibilità delle infrastrutture. Penso ad esempio all’importanza di mettere al centro il concetto di “climate proofing” delle diverse infrastrutture, in un’ottica di “transformative resilience” rispetto al cambiamento climatico, che mi sembra costituisca uno dei principali pilastri dell’approccio da voi proposto.
Tanelli: Alla base del “climate proofing” vi è la constatazione che quando si parla di cambiamento climatico si intende qualcosa di dinamico, in divenire. E quindi quando si approccia un progetto infrastrutturale è necessario non solo fare delle valutazioni ex ante, bensì continuare a valutarne l’evoluzione nel corso del tempo e durante l’attuazione del progetto stesso.
Non solo, è anche necessario che queste valutazioni vengano proiettate sul futuro. Inoltre, poiché tutto è interconnesso, ecco che allora dobbiamo anche considerare i cambiamenti rispetto al contesto in cui l’opera viene progettata e costruita. Così come è molto importante che la valutazione dei rischi di questo tipo venga analizzata e messa in relazione anche alla durata del processo. Ovvero che si consideri e ci si confronti con una “transformative resilience”.
Pensiamo a quelli che sono i tempi medi nel nostro Paese dal momento in cui si pianifica una infrastruttura a quando viene messa a disposizione degli utenti, cinque, dieci, venti anni. E’ un invito a dotarsi di una capacità predittiva, a non fermarsi al momento in cui il finanziamento è stato deciso, nel caso di un’opera pubblica, bensì a valutarne l’evoluzione. Con un approccio di questo tipo intendiamo indicare come si dovrebbero affrontare i progetti di adattamento e resilienza.
Con il rapporto abbiamo anche voluto evidenziare come non esista una infrastruttura a se stante, essendo connesse tra di loro e interconnesse con il digitale, le filiere industriali, la ripercussione sull’ambiente naturale e sulla società. Abbiamo insistito molto sull’importanza di una logica sistemica rispetto alle infrastrutture. Ma per legare tutti questi aspetti diventa essenziale disporre di una ulteriore “infrastruttura” centralizzata di monitoraggio, collegata a dati consistenti e acquisiti con continuità, sulla base dei quali costruire poi degli indicatori oggettivi e misurabili. Un qualcosa che ancora non esiste, tutta da progettare e che, seppure sia un obiettivo portato avanti dal MIMS, ha bisogno di sforzi interministeriali per concretizzarsi.
Martini: Questa questione della misurabilità costituisce un nodo fondamentale. Come AIS l’abbiamo messa al centro delle nostre considerazioni su come raggiungere gli obiettivi del PNRR.
Crediamo, infatti, che solo riuscendo a farlo attraverso indicatori condivisi e oggettivi sia possibile rispondere adeguatamente e in modo trasparente alle richieste dell’Unione europea, riuscendo a quantificare i risultati attesi. Ma per fare questo è importante poter disporre di strumenti validati e riconosciuti da tutti, come i protocolli di sostenibilità. Ciò vale sia rispetto a un edificio che per una infrastruttura. Alcune esperienze fatte da importanti stazioni appaltanti come RFI, ad esempio sulla Napoli Bari, hanno contribuito a rendere più rispondente l’opera alle esigenze delle comunità locali e allo stesso tempo evidenziato il raggiungimento degli obiettivi secondo parametri chiari.
Del resto l’evoluzione in materia di indirizzi e di regolamenti da parte dell’Unione europea appare sempre più orientata in questa direzione. Penso al regolamento sulla “tassonomia” e sugli obiettivi legati al concetto di DNSH (non creazione del danno), che proprio per quanto riguarda la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici ha raggiunto un livello di dettaglio anche rispetto ai singoli indicatori che vanno valutati.
Tanelli: Non c’è dubbio che disporre di un sistema di indicatori condiviso aiuti moltissimo a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e sociale, così come diventa molto importante legarli alle valutazioni economiche. Affinché si abbia una accelerazione dei processi di attenzione e di concreto adattamento ai rischi climatici è necessario che questi aspetti diventino parte della valutazione dell’investimento. Ed è quello che sta succedendo per quanto riguarda il mondo finanziario rispetto agli indicatori ESG.
Nel capitolo 7 del rapporto abbiamo analizzato proprio gli effetti positivi di strumenti di reporting che, se oggi vengono utilizzati soprattutto sul piano della reputazione, comunque costituiscono un passaggio obbligato verso qualcosa di più “sostanziale”, attraverso il ricorso a metriche standard e a sistemi di valutazione più oggettivi.
L’analisi di materialità collegata al regolamento europeo sulla tassonomia è alla base di questi percorsi. Vorrei anche aggiungere che se guardiamo soprattutto agli ultimi regolamenti del 2021 relativi al DNSH si riscontra una maggiore attenzione agli aspetti sociali che dovrebbero essere comunque ampliati. Ciò è decisivo in quanto può contribuire a orientare gli stakeholder verso il superamento di un’analisi meramente economica di rischi, costi e benefici, a favore dell’inserimento degli altri benefit ambientali e sociali. Quello che noi chiamiamo il metodo del triplo dividendo, che diventa l’oggetto di valutazione da parte dei finanziatori.
Martini: Vorrei sottolineare due altri temi che costituiscono gli altri pilastri della nostra associazione oltre alla misurabilità della sostenibilità e alla qualificazione degli operatori in una logica ESG: la digitalizzazione e l’uso di materiali sostenibili. Aspetti che il rapporto affronta evidenziandone l’importanza. La digitalizzazione costituisce un fattore essenziale per poter affrontare adeguatamente i cambiamenti climatici con un atteggiamento resiliente. E ampie sono le sue potenzialità e gli ambiti a supporto del raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità in ambito infrastrutturale.
Lei ha già accennato alla necessità di disporre di una piattaforma in cui vengano raccolti i dati informativi su progetti ed opere.
Uno strumento in grado di aiutare a gestire in maniera sistemica la politica infrastrutturale. Così come l’ampia gamma delle tecnologie e delle soluzioni digitali possono contribuire a rendere capillare il monitoraggio predittivo. Egualmente, sotto altri aspetti, penso al tema della decarbonizzazione.
Un processo di costruzione di una infrastruttura realmente sostenibile non può prescindere da una sempre più spinta selezione di prodotti e materiali sostenibili. Un tema su cui a breve come AIS intendiamo offrire un contributo concreto attraverso la proposta di una Road Map per spingere le stazioni appaltanti e la filiera a condividere strumenti e soluzioni in grado di accelerare questo processo.
Fonte: Articolo apparso su ingenio.web (14/03/2022)
Read MoreMisurazione della sostenibilità e stakeholder engagement: i cardini per valutare gli investimenti ferroviari
Il presidente di AIS, Lorenzo Orsenigo richiama l’attenzione degli operatori
“Le linee guida per valutare gli investimenti delle opere ferroviarie secondo i criteri di sostenibilità ambientale e sociale approvate e divulgate dal MIMS costituiscono un importante passo in avanti sulla strada della concreta attuazione degli obiettivi di sostenibilità rispetto ai processi relativi alla progettazione e realizzazione di una infrastruttura ferroviaria. Esse costituiscono un esempio e un modello anche per altre tipologie di infrastrutture.”
Torna a parlarne Lorenzo Orsenigo, Presidente di AIS, Associazione italiana per le Infrastrutture Sostenibili, per richiamare l’attenzione su un documento al quale è stata data una importanza relativa, “e invece è un vero e proprio cambio di passo.”
L’importanza dei numeri
Il presidente di AIS ritiene particolarmente importante che si sia passati dalle dichiarazioni di principio e di indirizzo indicate dalla tassonomia a precise indicazioni di come si debba procedere, corredate da valutazioni numeriche. “Quello di cui c’è bisogno è di linee guida come queste, dove sia possibile trovare degli indicatori e dei valori che consentano di misurare i risultati della sostenibilità. E’ uno dei cardini del processo che dobbiamo perseguire e costituisce altresì per la nostra Associazione uno dei cavalli di battaglia sui quali stiamo esprimendo il massimo impegno. E per questo siamo molto contenti di queste Linee guida.”
Un nuovo approccio
Orsenigo ne sottolinea altresì l’approccio adottato. “Se da un lato vengono date precise indicazioni di calcolo e misurazione dei diversi impatti, dall’altro sono presi in esame anche elementi di tipo qualitativo, che non riguardano solo i temi ambientali, ma anche le ricadute sociali. Ad esempio, si valutano la congestione del traffico o il risparmio di tempo per gli utenti, la riduzione degli incidenti e delle emissioni inquinanti…Tutte caratteristiche importanti da tenere in considerazione quando si procede alla progettazione di una infrastruttura, perché hanno un impatto rilevante sulla vita delle collettività.”
L’attenzione alle comunità locali
Questo dello stakeholder engagement è un aspetto alle quali le Linee guida e l’allegato dedicato alle infrastrutture ferroviarie prestano grande attenzione introducendo anche elementi innovativi. Il presidente Orsenigo, ricordando i metodi per avviare e svolgere una attività di stakeholder engagement, descritti al paragrafo sei del documento, invita a soffermarsi sulla necessità di individuare quali siano i bisogni che emergono dal confronto con la collettività, in modo da proporre delle soluzioni fin da subito.
Lo stakeholder engagement centrale strumento di Governance pubblica
“Apprezzo questa forte attenzione alla Governance perché si tratta di uno dei punti cardine della progettazione sostenibile. Va compreso che dare il giusto peso al coinvolgimento nei processi decisionali e di budgeting di tutte le parti in causa, compresa la cittadinanza, è centrale per una ottimale riuscita dell’opera. Ed è per questo motivo che come AIS stiamo avviando un gruppo di lavoro specifico su questo tema nella convinzione che si debba andare oltre il dibattito pubblico, prevedendo un metodo e un percorso che deve guardare sia a monte che a valle di esso. E’ nostra intenzione individuare le modalità di attuazione dello stakeholder engagement nelle diverse fasi del processo decisionale, di programmazione, progettazione e costruzione e gestione dell’opera, offendo un contributo culturale da condividere con tutti gli attori della filiera, ma anche con i decisori e le istituzioni, facendone un vero e proprio strumento di governo del territorio e delle sue potenzialità.”
Fonte: Articolo apparso su ingenio-web.it (08/04/2022)
Read MoreInvestire in Infrastrutture tra strumenti finanziari e sostenibilità: analisi del rapporto MIMS
Comprendere come sia possibile creare le condizioni affinché la capacità progettuale del nostro Paese in materia di opere pubbliche e infrastrutture sia attrattivo per i capitali privati costituisce un elemento rilevante nella strategia di sviluppo che è all’origine delle scelte fatte con il PNRR. E’ questo uno degli obiettivi che sono all’origine del rapporto promosso dal MIMS e dedicato a “Investire in Infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”.
Come si legge nell’introduzione, il Rapporto dopo aver decritto “il quadro di riferimento per la scelta di strumenti di finanziamento e per la programmazione degli investimenti”, analizza alcuni schemi innovativi utili alla selezione del finanziamento, così come “metriche e metodologie di valutazione d’impatto per classificare, valutare e monitorare i progetti di investimento in base al loro allineamento agli obiettivi di sostenibilità, climatici e al rischio finanziario di transizione.”
Di questo e del valore del Rapporto, così come della sua utilità per la filiera degli operatori e per il sistema finanziario ne ragionano il direttore di AIS, l’Associazione italiana per le infrastrutture sostenibili, Alfredo Martini e l’esperto di risk management Cosimo Pacciani, già manager in diverse società finanziarie ed oggi in Poste italiane, nonché coordinatore del capitolo 2 del Rapporto del MIMS, dedicato al “Quadro macro di riferimento per la scelta di strumenti di finanziamento e per la programmazione degli investimenti.”
Pacciani: Il lavoro della Commissione, affidata al coordinamento del professor Fabio Pammolli, alla quale ho partecipato, costituisce uno dei due tasselli, due rapporti, tra loro fortemente integrati, volti a ricostruire e definire uno scenario sintetico, ma articolato, sullo stato dell’arte delle infrastrutture del nostro Paese alla luce dei nuovi obiettivi di sostenibilità ambientale, economica e sociale.
Rapporto “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità”
Rapporto “Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”
Attraverso il coinvolgimento di un ampio spettro di competenze diverse, è stato possibile innanzitutto evidenziare una serie di criticità ambientali e sociali, il cui superamento diventa essenziale per raggiungere gli obiettivi di adattamento ai cambiamenti climatici e alle trasformazioni che ci aspettano. Questo l’ambito di analisi del Rapporto Carraro su cui si innesta il lavoro della Commissione Pammolli, di cui ho fatto parte, con il quale si sono messi a fuoco gli strumenti oggi disponibili per sostenere e finanziare progetti infrastrutturali sostenibili.
Il punto di partenza è stato un concetto di base, che esista una scarsa propensione di fondi e finanziatori privati ad investire nelle nostre infrastrutture. Ci siamo chiesti se questo corrispondesse alla realtà dei fatti e quali ne fossero i motivi, soprattutto nel contesto di progetti di interesse pubblico.. Da qui la grande attenzione al mancato successo, diversamente da quanto avviene in altri Paesi europei, di forme di partenariato pubblico-privato, considerati strumenti effettivi per rimediare ai fallimenti del mercato.
Abbiamo verificato come all’origine vi sia non tanto un quadro normativo inadeguato, come spesso si crede, bensì una causa più generale che riguarda le condizioni oggettive e soggettive necessarie affinché vi sia la convenienza ad investire, ad iniziare dal fattore tempo. Così come emerge una sostanziale necessità di irrobustire la Governance pubblica legata agli strumenti di interventi. Ed è proprio sulla necessità di creare una infrastruttura di governance che si è concentrato molto del lavoro della Commissione.
Abbiamo constatato la necessità di una cabina di regia in grado di incrociare informazioni e dati sulle caratteristiche dei progetti e sulla loro capacità di dare risposte in termini di obiettivi di sostenibilità coniugandole con le esigenze finanziarie, così da poter rendere trasparenti le potenzialità presenti e favorire l’acceso di investitori. In particolare abbiamo evidenziato nel Rapporto l’importanza di costruire dialoghi e confronti gestendo i flussi informativi e di scambio relativi ai progetti, anche su temi legali e amministrativi. L’idea quella di creare un centro di eccellenza e di condivisione di best practice, anche tenendo conto delle tante competenze a livello locale, che potrebbero essere messe a sistema.”
Martini: Questa della collaborazione e delle sinergie, e quindi della comunicazione tra le istituzioni, tra uffici, appare veramente il cuore del problema. Vale rispetto alla vostra riflessione sulle necessità di attrarre investitori, così come rispetto agli obiettivi di ridurre gli sprechi e di accrescere l’efficienza nelle fasi di programmazione e di messa a terra dei progetti. Una questione che si lega a quella di avere dei criteri univoci, dei parametri condivisi in grado di svolgere un ruolo di benchmark.
Da qui l’importanza del tema della misurabilità della sostenibilità. Una questione che come AIS riteniamo debba costantemente essere riproposta come fondamentale. Si tratta a nostro parere di un elemento centrale anche in un’analisi finalizzata a valutare quelli che voi definite i livelli di “addizionalità”, destinata ad assumere una funzione di paradigma rispetto al quadro dei finanziamenti potenziali ed aggiuntivi da parte del sistema privato.
L’importanza di strumenti in grado di misurarla, alcuni dei quali vengono puntualmente descritti e promossi nel Rapporto, trovano piena corrispondenza anche rispetto alla nevralgica questione dell’individuazione dei fabbisogni dei territori, come fase propedeutica a fare delle scelte di pianificazione coerenti con questa logica considerando in modo particolare i rischi rispetto a un potenziale investimento.
Da qui l’importanza di inserire nel gioco l’ascolto delle comunità locali. Da qui il tema dello stakeholder engagement che non può che dilatare il suo valore a monte e a valle del progetto, andando oltre lo strumento del dibattito pubblico per risultare decisivo nella definizione delle scelte di pianificazione, così come nella fase realizzativa di una infrastruttura.
Pacciani: Il concetto di addizionalità viene chiamato in causa come il parametro di riferimento per una analisi che voglia valutare e quindi misurare le potenzialità di un’opera pubblica, perché l’impegno aggiuntivo, che sia comunitario che nazionale dei fondi e degli interventi speciali possa creare anche attrattiva per ulteriori investimenti.
Il modello non riguarda l’alternativa tra spesa pubblica e investimento privato, bensì la capacità della prima di diventare fattore di moltiplicazione, di volano rispetto alla disponibilità di risorse private. Perché questo avvenga è tuttavia necessario che vi sia qualcuno in grado di valutare a livello centrale quali risorse sono necessarie e quali effetti in termini di impatto possano produrre.
Quel che serve è una piattaforma di competenze da mettere in campo e utilizzare in modalità integrata a disposizione delle amministrazioni attive sui territori. Una cabina di regia con il compito di coordinare e valorizzare le potenzialità esistenti. In questo modo diventa possibile utilizzare al meglio le rilevati risorse disponibili orientandone l’impiego in una logica di sviluppo dell’investimento.
Si tratta di creare quel collegamento essenziale tra Europa, strategie nazionali ed esigenze territoriali così da fornire risposte concrete per connettere progetti e risorse, fornendo le informazioni necessarie sul come, quando e dove. In questo modo diventa possibile correggere i numerosi non allineamenti tra domanda ed offerta. Egualmente, la cabina di regia potrebbe aggregare più progetti e, attraverso il meccanismo della cartolarizzazione, contribuire ad offrire agli investitori delle opportunità più interessanti, riducendone i rischi. Così come potrebbe fornire una gamma di servizi a supporto delle amministrazioni pubbliche in termini di contrattualistica, di analisi delle performance o di controllo sui flussi. Solo per fare alcuni esempi.”
Martini: All’inizio del capitolo 5 del Rapporto, dedicato a Classificazione dei progetti di investimento in base ad allineamento agli obiettivi di sostenibilità, climatici e al rischio finanziario di transizione si può leggere che “un mancato allineamento degli investimenti infrastrutturali agli obiettivi di sostenibilità e climatici ostacolerebbe la transizione verde in Italia, introducendo nuovi rischi per lo sviluppo economico e la stabilità finanziaria del sistema Italia, già messa a dura prova dalla crisi pandemica.” E’ un po’ il cuore della sfida che attiene alla nostra capacità di saper raggiungere gli obiettivi del PNRR.
Traducendola e facendola atterrare sulla concretezza attuativa da parte delle amministrazioni locali e del tessuto imprenditoriale diventa essenziale una crescita culturale rispetto al doppio quadro che potremmo sintetizzare del DNSH – della non produzione di un danno, previsto dalla “tassonomia” europea, da un lato e dell’adeguamento ai criteri ESG dall’altro. Sul fronte della filiera operante nelle infrastrutture diventa urgente ed essenziale accelerare una serie di processi che chiamano in causa l’approccio stesso rispetto al ruolo e alla organizzazione produttiva e gestionale dell’impresa, così come nei rapporti con i finanziatori.
Come AIS abbiamo avviato un gruppo di lavoro che a breve metterà a disposizione un Position Paper. Un documento che ha il duplice obiettivo di aiutare le imprese e le società a dotarsi di strumenti di analisi e di comunicazione utili a consentire in modo trasparente e misurabile la propria propensione alla sostenibilità, così come in termini di responsabilità sociale; dall’altro porre il tema della trasparenza dei criteri di valutazione da parte del sistema finanziario. Una questione ancora troppo dipendente da visioni parziali e in capo alle agenzie di rating o privi di controlli reali di terza parte.
Pacciani: Credo che una delle cause che sono state all’origine di reali criticità possa essere individuata nella mancanza di un approccio univoco e condiviso. Ciò vale sia per il mercato che rispetto alla costruzione e all’analisi dei progetti di investimento, dove gli obiettivi ESG devono essere chiari sia a livello nazionale che territoriale.
Diventa rilevante anche poter selezionare i progetti proprio sulla base della loro maggiore rispondenza agli obiettivi di sostenibilità in una logica ESG. Un’analisi che sia in grado di evidenziare i livelli di equilibrio tra le diverse esigenze ambientali, sociali e di Governance e a cui collegare delle strategie e delle azioni di verifica con le comunità locali.
E’ essenziale un confronto e una capacità di saper comunicare e illustrare in maniera chiara le diverse potenzialità, sapendo coniugare previsione di costi ed effetti, sapendo individuare anche progetti posizionati nella zona grigia tra investimenti che valorizzino aspetti ambientali e sociali, mettendoli in relazione con gli interessi economici. L’obiettivo non può che essere un virtuoso equilibrio.
Spesso si fanno scelte e si prendono decisioni senza avere una visione di insieme e questa parzialità può incidere in misura rilevante sulla ricerca degli investitori e l’acquisizione dei finanziamenti necessari alla realizzazione del progetto. Il coinvolgimento, il confronto di tutti i soggetti, la capacità di mettere in campo una comunicazione chiara e supportata da analisi trasparenti e qualificate, come si può verificare in molti casi inglesi, fa la differenza. Diventa determinante disporre di un modello e un percorso molto chiaro.
Su tutto questo non possiamo sottovalutare gli effetti di esternalità inattese, come l’invasione russa in Ucraina, con il rischio di un’economia di guerra. Ed è questo un momento in qui si dovrebbe resistere le tentazioni di un ritorno indietro rispetto alla transizione verso la sostenibilità. I venti di guerra stanno rimettendo in discussione i processi di revisione di una serie di comportamenti. L’emergenza, il cambiamento di prospettiva a breve possono diventare un pericolo anche per il fatto che il processo di adeguamento ai nuovi obiettivi sintetizzati negli ESG non è stato ancora completato.
Un esempio banale può rendere bene l’idea. Dopo aver messo al bando l’olio di palma, ora con le difficoltà di trovare quello di semi, a causa del conflitto Ucraino, le persone non si fanno scrupoli a tornare a comprarlo. Ecco allora che le politiche pubbliche diventano determinanti.
Vanno promossi degli incentivi sia di mercato che di posizionamento. Così come va rafforzato il dialogo con gli investitori per mantenerli proiettati sugli obiettivi di sostenibilità, portandoli ad investire su questi progetti anche se non presentano ritorni economici significativi.
Tornando al Rapporto, io credo che esso evidenzi come in Italia esista una potenzialità e un importante capacità di attrarre investimenti, ma che perché tutto questo si trasformi in flussi costanti e in concrete opportunità è necessario disporre di una struttura di coordinamento che sappia connettere l’offerta progettuale con le diverse tipologie di risorse disponibili.”
Fonte: Articolo apparso su ingenio-web.it (11/04/2022)
Read More28/1/2021 – Il futuro dell’Italia passa per la sostenibilità delle infrastrutture
Gotowebinar 28 gennaio 2021 | Ore 15.00 – 16.30
Una transizione efficace verso una sempre maggiore sostenibilità del nostro sistema infrastrutturale